PROGETTI ENCARE

Umberto Nizzoli (Redatto col contributo di Roberta Barozzi)

Il progetto europeo CHALVI (Family violence and substance misuse with special attention to a child’s perspective) di cui l’AUSL di Reggio Emilia è Partner associato e Responsabile del Sotto-Progetto di Valutazione e di Impatto, è diretto dalla A-Clinic di Helsinki. Essoprevede tra i suoi obiettivi la revisione e costruzione di buone pratiche a livello europeo. Il Gruppo di coordinamento ha finora repertoriato e discusso trenta documenti, relativi a Linee-guida / Indirizzi di Buone Pratiche sul tema della protezione dei bambini figli di genitori alcoldipendenti/tossicodipendenti e violenti con il proprio nucleo famigliare.


Nella vastità e difformità di consistenza e di valore dei lavori che lo Steering ha finora raccolto, emerge l’assenza di un Piano Assistenziale specifico per questa tipologia di bisogno, sia all’interno dei servizi per le dipendenze patologiche sia nei servizi per la protezione e cura dei minori.
Vengono rilevate alcune esperienze cliniche, in qualche realtà territoriale, operate da singoli servizi senza però la predisposizione di criteri di condotta clinica validati.
Nella prassi quotidiana, generalmente la collaborazione e l’integrazione tra queste due aree (protezione dei minori, cura dell’alcoldipendente e/o tossicodipendente) è a discrezione dei singoli operatori, essendo l’area dipendenze formalmente legata al trattamento dell’adulto e l’area minori centrata sulla tutela del bambino (ed eventualmente della madre). Spesso inoltre questa divergenza determina stati di contesa fra i servizi dell’uno e dell’altro campo.
Pressoché unico esempio di sforzo operativo congiunto è rappresentato dal Gruppo Abuso aziendale dell’Ausl di Reggio Emilia al cui funzionamento concorrono operatori dei Sert, del DSM, della Neuropsichiatria Infantile, della Pediatria di Comunità, del Consultorio Giovani, assieme ai Servizi Sociali per Minori dei Comuni e delle loro Associazioni.
In particolare, lo screening dei problemi legati all’abuso / dipendenza da sostanze dovrebbe essere implementato ed esteso a tutti i servizi che sono coinvolti nella protezione della donna e del bambino, rappresentati in questo Gruppo di Coordinamento: si tratta infatti di comportamenti che hanno un forte impatto sull’intero nucleo famigliare e sulle relazioni genitori / figli. Come sottolineato da linee guida internazionali, l’emersione del problema attraverso l’opera di screening e monitoraggio non è da considerarsi di pertinenza esclusiva del Sert (o della CT), che è invece il luogo elettivo della cura e del trattamento, ma dall’intera Rete dei servizi.
Il Gruppo sottolinea la criticità delle situazioni in cui la genitorialità viene compromessa a causa del consumo di sostanze psicoattive (in particolare alcol e psicostimolanti), che possono scatenare o aggravare comportamenti violenti sia verso la donna sia verso il bambino; e tuttavia si tratta di fenomeni ancora per la gran parte sommersi.
Inoltre, dal momento che in Italia non esiste un servizio specificamente deputato al trattamento della violenza intrafamiliare, si rende ancora più necessario il lavoro congiunto tra l’area dipendenze e l’area minori.
Per questi motivi, si sostiene l’importanza di proporre un momento di formazione congiunta sul tema “Violenza, come rilevarla? Come affrontarla?”, da svolgersi nei prossimi mesi coinvolgendo l’area di interesse provinciale (dall’emergenza al ricovero, dal sociale al sanitario, dall’infanzia all’età adulta): tutti i partecipanti al gruppo si impegnano a ingaggiare i relativi servizi di appartenenza e le aree di influenza ad essi correlate.
Inoltre, è importante portare avanti azioni di sensibilizzazione verso le diverse Istituzioni (interlocutore privilegiato può essere il Tavolo interistituzionale sull’Abuso ai minori) e verso il mondo dell’educazione (si pensa ad iniziative rivolte alle scuole di vario ordine e grado).
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Ha preso l’avvio Tavim (Help for Men with Alcohol and Violence Problems), il secondo progetto europeo legato ad Encare. La direzione è dell’Università Cattolica di Colonia; anche a questo partecipano come Partner Associati diversi centri d’eccellenza di varie nazioni europee (otto in questo caso), tra i quali l’Ausl di Reggio Emilia.
Anche in questo caso, l’obiettivo del progetto è la protezione delle donne e dei bambini che vivono in un contesto famigliare violento, aggravato dall’abuso di alcol, e che sono stati più volte vittime di minacce e percosse (Abuso fisico, Abuso sessuale, Abuso psicologico, Violenza assistita).
Questo obiettivo viene raggiunto attraverso la costruzione di un programma di trattamento psicologico specifico per uomini che hanno problemi di abuso / dipendenza da alcol e/o droghe e che hanno messo in atto ripetuti comportamenti violenti nei confronti delle proprie compagne e/o figli. Si vuole in questo modo salvaguardare la sicurezza e la protezione di due gruppi fortemente a rischio (le donne e particolarmente i bambini), promuovendo la sinergia e l’integrazione tra l’area delle dipendenze patologiche e quella della prevenzione / trattamento della violenza domestica verso le donne e i bambini attrezzandoli con una tecnologia specifica per curare la violenza.
Il progetto si svolge in quattro fasi:
1. sviluppo del trattamento a partire dai dati di letteratura e del materiale già esistente;
2. ricerca pilota: applicazione del protocollo di intervento su di un piccolo gruppo di pazienti;
3. fase sperimentale: applicazione del protocollo di intervento sul gruppo sperimentale e confronto con il gruppo di controllo;
4. follow up.
Il risultato atteso è lo sviluppo, l’implementazione e la valutazione di un programma di trattamento psicologico, sostenuto da dati di evidenza e proposto sotto forma di Manuale di intervento, tradotto in diverse lingue, che affronti contemporaneamente l’abuso di sostanze e il comportamento violento.
Sono previsti anche percorsi di formazione e training specifici per gli operatori che lavorano nel campo delle dipendenze patologiche e della violenza domestica.
Il progetto è stato avviato nel settembre 2006 e ha la durata di due anni.
Il protocollo Tavim si basa su un approccio di tipo cognitivo-comportamentale, sostenuto da tecniche di rinforzo motivazionale e training al rilassamento muscolare. È composto da dieci sedute di gruppo, quattro sedute individuali e due sedute con il gruppo familiare di riferimento.
Seguendo il protocollo Tavim, i partecipanti sviluppano maggiore autoconsapevolezza rispetto ai pensieri, sentimenti e comportamenti disfunzionali. Tre aspetti sono particolarmente importanti:
1. consapevolezza: i partecipanti imparano a riconoscere ed esplicitare i pensieri automatici e disfunzionali che possono scatenare emozioni di rabbia e portare a comportamenti violenti o al consumo di alcol. L’obiettivo è di aiutare i partecipanti a riformulare le credenze automatiche e a sviluppare nuove capacità di pensiero.
2. strategie di coping: una volta migliorata la consapevolezza di sé, i partecipanti devono acquisire ed utilizzare delle strategie di coping per prevenire o ridurre il loro comportamento violento e il consumo di alcol.
3. generalizzazione: i partecipanti devono imparare ad utilizzare le strategie apprese in un contesto di vita quotidiana e mantenerle nel tempo.
Attualmente, la prima stesura del Protocollo di intervento è in fase di traduzione.
L’Ausl di Reggio Emilia in collaborazione con il Ceis di Reggio Emilia si impegna a reclutare un piccolo numero di soggetti che parteciperanno alla fase pilota del progetto.
Tutti i partecipanti sono invitati a comunicare la presenza di situazioni conformi all’interno dei rispettivi servizi, in modo da poter fare una prima ricognizione dei casi presenti sul territorio e nei servizi.
Per lo sviluppo dei 2 Progetti in oggetto il Gruppo si prefigge di:
– allargarsi a ulteriori componenti, in modo da coprire totalmente il campo di azione;
– informare tutti i Servizi coinvolti a diverso titolo in tale ambito;
– informare le Istituzioni che compongono il Tavolo “Abuso”;
– informare le Ausl, i Comuni e la Regione dell’avanzamento dei lavori.
– costruire nel prossimo periodo un momento di formazione congiunta per gli operatori che lavorano nel campo delle dipendenze patologiche, della salute mentale, dell’emergenza-urgenza, della medicina di base, dell’assistenza sociale alla famiglia, alle donne ed alla infanzia, sia del settore pubblico che di quello privato e del volontariato per sensibilizzarli a rilevare e fronteggiare la violenza domestica ed i suoi effetti.

Reggio Emilia, 24/10/06