La speranza di porre fine alla violenza ai minori

Umberto Nizzoli

Se ne parla poco, l’argomento sgomenta e suscita reazioni di comprensibile ripulsa emotiva. Ma la violenza all’infanzia è molto più di diffusa di quanto si sappia, ufficialmente. Ed è un fenomeno grave perché può contribuire a danneggiare in modo grave e permanente le opportunità di sviluppo della persona.

Accanto a situazioni che assurgono agli “onori” della cronaca per la loro brutalità ve ne sono tante altre più sommerse ma non per questo meno dannose. Il fenomeno sepolto nella paura e nella vergogna, è molto difficile da affrontare ed ancor prima da individuare. Per alcuni anni, 2001- 07, grazie a insistenti corsi di formazione e col contributo fondamentale dei medici dei pronto soccorso ospedalieri, dei pediatri e dei ginecologi oltre che dei servizi, ne ho pubblicato la consistenza nel reggiano. Poco meno del due percento dei minori dalla più tenera età fino ai diciotto anni subiva una qualche forma di violenza o di abuso.

Ora due tra le più autorevoli autorità scientifiche mondiali, l’OMS e il CDC pubblicano un manuale per sconfiggere questa piaga sociale. Sembra utopia, la violenza è radicata nelle relazioni umane. Ma la base del documento è assolutamente scientifica. Si nasce con una domanda di amore, ricevere maltrattamento dove ci si aspetterebbe accoglienza e protezione è molto confusivo.

La strategia identificata dalla OMS e dal CDC è complessa.

Prevede la implementazione delle leggi che ci sono ma che spesso sono male applicate; la lotta culturale per l'affermazione di norme, regole e valori: l’ascolto, il rispetto e la dignità della persona bambino. Senza valori forti i deboli sono facilmente abusati ed i piccoli sono naturalmente deboli. Segue poi un capitolo sulla formazione, il sostegno e la responsabilizzazione dei genitori; sono la loro sensibilità ed attenzione a fare la differenza. Le politiche sociali di contenimento della povertà e della emarginazione sono un altro capitolo poiché l’isolamento e la povertà estrema compromettono la qualità delle relazioni umane. Essenziali sono poi le risposte, i servizi e le reti sociali di prossimità. Infine l’educazione, la scuola e le varie agenzie formative e gli stili di vita che trasmettono. Nel nostro territorio l’associazione AGE è un formidabile presidio per aiutare scuola e famiglia a lavorare assieme per prevenire le situazioni di crisi educativa. Il titolo del manuale è l’acronimo dei capitoli succitati: INSPIRE. Si rivolge a tutti coloro i quali dovrebbero occuparsi di sradicare la violenza dalle esperienze dei bambini e degli adolescenti. Ma c’è bisogno di un grande disegno di politica sociale sostenuto da grande autorevolezza morale e scientifica per applicare il piano per contrastare la violenza ai minori. La ricerca scientifica ha chiarito che l’esposizione alla violenza in infanzia si traduce nel corso della vita in molte più malattie mentali e disturbi di ansia ma anche in malattie croniche come quelle cardiache, il diabete, il cancro, le malattie infettive tra cui anche l'HIV; inoltre questi bambini hanno più problemi sociali, comportamenti disturbati, abuso di droga. Comparato con qualsiasi altro fattore di patologia la violenza all’infanzia genera il danno maggiore in termini sanitari, sociali ed economici.

Nonostante ciò il fenomeno è poco conosciuto o, meglio, è rimosso.

La violenza all’infanzia può verificarsi in molti contesti, compresi quelli in cui i minori dovrebbero sentirsi al sicuro, come a casa o nel viaggio per andare a scuola o all'interno della scuola stessa o negli ambienti di agenzie o associazioni normalmente frequentate e persino negli ambienti sanitari e di emergenza umanitaria.

Questi sono i principali tipi di violenza interpersonale rivolta a minori:

  • il maltrattamento (comprese le punizioni violente). Il maltrattamento può essere fisico, sessuale o psicologico, cioè la violenza emotiva; lo sono l’abbandono o il forzato allontanamento.
  • il bullismo. Spesso accade nelle scuole e in altri luoghi in cui i minori si ritrovano fisicamente o on-line.
  • la violenza domestica. Forma un clima emotivo che genera grande paura ed instabilità psichica e relazionale.
  • la violenza sessuale nelle sue varie forme da atti completi a tentativi di contatto sessuale.

Ne fanno parte il traffico sessuale e lo sfruttamento in linea.

  • la violenza emotiva o psicologica. Vi appartengono le pesanti restrizioni, la denigrazione sistematica, lo scherno, le minacce e le intimidazioni, la discriminazione, il trattamento ostile. Costringere un bambino a osservare atti di violenza è violenza emotiva.

Le conseguenze di tutto questo sulla salute individuale e pubblica e sui bilanci economici sono enormi. L'esposizione alla violenza in età precoce mette in pericolo la formazione del cervello, danneggia parti del sistema nervoso, nonché del sistema endocrino, circolatorio, muscolo-scheletrico, riproduttivo, respiratorio e immunitario. Colpisce l’individuo in modo sistemico e globale. L'impatto economico della violenza contro i bambini è sostanziale. La media dei costi nei vari paesi studiati oscilla tra il 1,4% e il 2,5% del PIL annuale. Proiettati in Italia si arriva ad una cifra che si aggira attorno ai 40 miliardi annui. Ogni anno avvengono situazioni di violenza a minori che provocano un costo che si aggira sui 40 miliardi. Nessuno è in grado di conteggiare esattamente il costo che si sparge nel corso della vita ma è siccome gli effetti della violenza a minori durano a volte nel tempo ed anche per sempre, è evidente che il costo sopportato diventa molto alto. Forse è possibile sperare che lo sradicamento della violenza ai minori diventi una priorità strategica.