C’è ancora qualcuno che si meraviglia dell’enfasi con cui vengono presentate le ordinanze emanate da qualche sindaco per vietare la vendita di alcolici ai minori di 16 anni? Chi lo facesse provi a ricordare le medesime esagerazioni quando furono presentate ricette giuridiche miracolistiche nel contrastare l’uso di droghe. Si accorgerà che il clamore durava lo spazio di una estate e serviva più a fare parlare di sé che a risolvere davvero i problemi. Le ricette giuridiche si rivelano spesso soluzioni fantomatiche: più o meno delle boutade fatte da illusionisti. L’eccezione che conferma la regola consiste nel decreto anti-fumo del ministro Sirchia, anche lui milanese, che però non ha impedito ai fumatori di fumare ma di farlo in un luogo pubblico dove potevano infastidire non-fumatori sempre più irritati perché consapevoli dei rischi del fumo passivo cui erano esposti.

Stavolta però non è così; vediamo perché.
L’offerta di alcol è storica, alta e diffusa; si serve di tecniche di vendita sofisticate che servono per abituare all’uso fin dalle età più precoci con bevande dolci dal sapore fruttato ed a bassa gradazione, crea fidelizzazione dei clienti, diversifica i prodotti per andare incontro alle diverse esigenze.

La domanda è altrettanto alta. In molti ambienti il consumo è sentito “in”, inserito a tal punto nel concetto di “divertimento” che pare non potersi divertire senza.

Se osserviamo cosa accade tra i ragazzi attorno ai 15-16 anni il quadro risultante sembra piuttosto inquietante. Abbondanti ricerche ci dicono che quasi l’80% dei giovani beve almeno occasionalmente alcol, solo un 40% afferma di non essersi mai ubriacato mentre un 18% segnala episodi regolari di abuso (una o più volte al mese). Le occasioni di consumo si concentrano nel week end e in occasioni particolari (feste, anniversari); il gruppo degli amici è in netta prevalenza il compagno delle bevute.

Alcol e sigarette sono spesso associati tra di loro e nell’insieme aumentano la probabilità di ricorrere a sostanze illegali. La cannabis poi è frequentemente associata ad alcol e tabacco: le assumono assieme circa il 45% dei ragazzi.
Anche la sessualità ne è coinvolta. Circa la metà dichiara di avere già avuto rapporti sessuali completi ma sembra esservi una scarsa percezione del rischio legato alle malattie sessualmente trasmissibili. L’80%, infatti, non si ritiene esposto a malattie veneree, nonostante più di un 30% dichiari di avere avuto rapporti occasionali non protetti.

Anche per le sostanze, la percezione del rischio appare minore delle sensazioni positive ad esse correlate. Sia che si tratti di droghe legali o illegali, pesanti o leggere, i ragazzi enfatizzano le emozioni positive (euforia, allegria, relax, piacere, soddisfazione…) e sminuiscono quelle negative (noia, vergogna, paura, disgusto, tristezza…). Chi ha fatto o fa abitualmente esperienza diretta di una sostanza tende, addirittura, ad amplificare questa distorsione: attribuisce alla sostanza maggiori emozioni positive, deresponsabilizza la propria condotta attribuendola anche al gruppo di amici, sottostima i pericoli associati all’abuso ed il rischio di dipendenza. L’assumere sostanze non è più percepito come un comportamento socialmente reprensibile: la vergogna è costantemente agli ultimi posti tra le emozioni associate.
All’abuso di alcol si associa l’incremento di eventi riportati anche essi con enfasi dalla cronaca, di aggressività se non di pura violenza in famiglia, a scuola, sul lavoro, sui tram, agli stadi, nei luoghi di ritrovo e nelle città.
Il panorama globale emergente è quello di una adolescenza fortemente orientata verso un piacere immediato, che esclude considerazioni circa la sua legittimità e pericolosità.

Questo modellamento di personalità è fortemente sostenuto dalle pressioni generate dalla comunicazione di massa. La superficialità di contenuto (modelli di riferimento come calciatori, veline, spettacolarizzazione della violenza, promozione del beneficio individuale a scapito degli altri ecc…) promuove un’ immagine di un soggetto “vincente”, identificabile in colui che evita frustrazioni e percorsi evolutivi difficili ma proficui, a favore di una rapida, spesso arrogante, affermazione. Tutto ciò va a detrimento dei passaggi di crescita individuale che permetterebbero l’acquisizione di competenze e valori.

Se si vuole parlare di disagio si tenga conto che esso si presenta in una forma del tutto nuova, figlia dei nostri tempi: non è più una mancanza o un difetto di qualcosa, ma la “assenza di eccesso”, se non si riesce a stare “troppo bene”allora si “sta male”.

Il livello di accettazione delle normali difficoltà della vita è sceso paradossalmente proprio quando queste ultime aumentano a dismisura (disoccupazione, difficoltà di integrazione, mancanza di etica).

Il fenomeno è preoccupante: non credo che l’alcol o la droga siano il problema principale dei giovani, credo, però, che sia l’ostacolo maggiore alla loro capacità di apprendere dall’esperienza modi e strategie per affrontare le sfide esistenziali. E temo soprattutto che il mondo adulto non sia in grado di supportare lo sviluppo dell’individuo adolescente in quanto profondamente immerso in un modello di cattivi maestri o, peggio ancora, di buoni maestri di cattivi insegnamenti.
L’ordinanza di qualche sindaco ha davvero senso solo se si inserisce all’interno di un approccio globale di educazione e di responsabilizzazione, altrimenti è solo politica spettacolo. Non ha proprio senso se lo stesso sindaco autorizza o addirittura promuove una qualche “festa della birra”. Infatti affinché i divieti siano educativi ci vuole coerenza.
L’obiettivo è la creazione di comunità competenti e responsabili con un lavoro culturale ed educativo di lunga lena che coinvolge chi amministra, chi alleva, chi insegna, chi opera nei servizi. Serve una maggiore attenzione da parte delle famiglie e della scuola. L’abuso di alcol e droghe devono diventare oggetto di formazione obbligatoria per genitori e studenti a partire dalla 1° media. Se un sindaco diventa promotore e regista di questa azione di contrasto, siano benvenute le sue ordinanze. Se invece non è così vada a fare le sue boutade al circo.