Ad ogni piè sospinto vedo proposte per migliorare il corpo. Che dico migliorare? Trasformare, farlo diventare totalmente diverso, un altro me in un corpo modellato come neanche la natura potrebbe. Modelli affascinanti di linee che forse non si hanno mai avute, neppure da giovani. È una fiera delle illusioni che vede folle di persone comperare sogni. Sogni di un sé che si vorrebbe, che si soffre di non avere, che si sa di non avere ma che diventa difficile riconoscere di non potere avere. Tra la lunga lista di offerte più o meno miracolose molte si riferiscono a come perdere peso e fare bei muscoli con attività da farsi a domicilio, a volte con poca fatica, dormendo.
Ovunque ci si gira, si vedono spot per programmi di casa che promettono trasformazioni del corpo.

Immersi nella rete quasi ogni giorno si ricevono innumerevoli offerte per i programmi di perdita di peso e di fitness; e non si può aprire una rivista senza essere sommersi dalle proposte di esercizi finalizzati a garantire una linea migliore, un corpo più snello.
Questa inarrestabile linea di proposte stimolanti ha i suoi picchi. Chi si è dedicato a studiarla ha osservato che ci sono periodi dell’anno in cui queste pubblicità sono più frequenti. In particolare ci sono due momenti. Uno è quando ci si avvicina alla fine di un anno. Lì si fanno i bilanci e ci si immerge in nuovi propositi.
E’ il periodo dell’anno in cui le conversazioni sembrano centrate attorno alle risoluzioni (e alle paure) che col nuovo anno la gente si fa. Auguri (e scongiuri) per iniziare bene già a partire dallo stappare di spumante dell’ultimo dell’anno.

L’altro periodo è in prossimità delle vacanze estive. Con l’estate, i vestiti più leggeri o assenti metteranno in mostra di più il corpo e le sue imperfezioni. Allora si teme di non superare il giudizio di chi lo vedrà e si cerca di correre ai ripari. Molti disturbi del comportamento e tanti tentativi di evitamento del contatto sociale traggono origine dalla sofferenza ad esporsi al giudizio degli altri. Il corpo viene allora vissuto come un traditore: è come se con le sue deformità informasse tutto il mondo sulle cose che non vanno di sé stessi, traditi dal corpo e squalificati dal contesto. Molte persone per un disturbo dell’immagine corporea arrivano a barricarsi in casa come fosse una tana da cui diventa impossibile riuscire ad uscire.
Allora per uscirne bisogna riprendere il controllo sulla propria immagine corporea, ricostruire una confidenza interrotta, trovare nuove basi per la sicurezza personale. Serve una psicoterapia. A volte, nelle situazioni meno gravi, è sufficiente un lavoro sul corpo, una buona dieta o un programma di attività fisiche. In fondo molte persone che affollano le palestre lo fanno per questo: avere un corpo presentabile. Non tutte, certamente; molte lo fanno per consiglio medico o per prevenzione, altre perché sanno i benefici psicofisici che da’ un buon movimento. Altre per integrare le cure o la riabilitazione. Ma molte lo fanno per estetica. Forse faticano a dirlo apertamente: d’altra parte se hanno nell’intimità il dubbio su sé e temono il giudizio sociale, come si può pretendere che lo riconoscano apertamente? Potrebbero essere così contratte, avere così tanta paura, da non riuscire a dirlo neppure a sé stesse.
Li vediamo però darsi molto da fare, correre, fare esercizi continui.
Senza arrivare a situazioni di sofferenza estreme, molte persone seguono piani di lavoro fisico con grande insistenza al punto che si può parlare di mania per il fitness o più semplicemente di mania di allenarsi sempre di più. Seguendo certe conversazioni si percepisce che ci sono individui che sembrano sempre e solo pensare all’esercizio fisico.
Si sentono in dovere di esercitarsi non importa come sia il tempo, pioggia o neve o come stiano emotivamente o fisicamente. Possono rinunciare a tutto ma non all’esercizio. Anzi certuni sanno rinunciare a tutto fino a quando il loro allenamento è finito. Tutto viene dopo. Sono rimasto molto colpito ad ascoltare alla radio un architetto che ringraziava la moglie per lasciarlo allenare 4 ore al giorno mentre lei si dedicava alla casa ed ai figli. Lui, dopo il lavoro, correva. E se non c’era lavoro, correva. L’esercizio eccessivo è un disturbo della condotta.

Una domanda che ho sentito un sacco di volte durante la valutazione di un paziente è: “Come può essere un problema allenarmi se lei stesso mi dice che dovrei farlo perché è un bene per me? Sembra una contraddizione. Se hai un sovraccarico di stress, se vivi emozioni di rabbia o di frustrazione, se sei in stato di depressione, fare esercizio fisico è un ottimo coadiuvante terapeutico. Allora?
La risposta si trova nell’equilibrio tra esercizio sano e malsano.
Ma come si fa a sapere quando si sta superando il limite e ci sta esercitando per le ragioni sbagliate?
Esercizio fisico ed alimentazione hanno molti punti in comune. Entrambe sono vie per foraggiare il corpo. Entrambe si connettono all’immagine corporea.
Questa rubrica ha lo scopo di aiutare i lettori a riflettere ed a prendere meglio in mano la propria esistenza. È una rubrica di educazione alla salute. Allora proviamo a fissare alcuni punti semplici e chiari.

Qui di seguito ho perciò incluso un elenco dei criteri malsani di allenarsi cosi come raccomandato dall’accademia mondiale sui disturbi dell’alimentazione.

Se alcuni di questi criteri, o tutti, ti descrivono, potrebbe essere venuto il momento di chiedere aiuto.

1_ C’e la preoccupazione costante di dovere effettuare un esercizio fisico di routine o ci sono pensieri intrusivi circa l’allenamento che interferiscono con la capacità di concentrazione e di attenzione.
2_ Si fanno tutti gli sforzi per trovare il tempo ad ogni costo di allenarsi, anche a danno dello svolgimento dei compiti di scuola o tagliando del tempo del lavoro.
3_ L’esercizio fisico è la vera vita sociale. Il mondo relazionale è tutto lì; si arriva a ridurre le attività sociali in modo da non perdere l’allenamento in programma.
4_ Ci si sente davvero ansiosi, colpevoli o arrabbiati se non è possibile allenarsi e non si possono tollerare modifiche o interruzioni all’esercizio fisico di routine.
5_ Ci si allena da soli per evitare che l’allenamento di routine venga disturbato.
6_ L’esercizio fisico è determinato principalmente dal desiderio di controllare il peso, la forma e/o la immagine corporea.
7_ Le scelte alimentari sono basate esclusivamente sui bisogni dell’allenamento (oppure ci si allena come punizione per avere mangiato “cibi cattivi,” o per eliminare le troppe calorie o si arriva a limitare ciò che si mangia, a restringere la dieta se non è possibile allenarsi).
8_ Ci si sente imbarazzati a causa dell’allenarsi e si mente se si viene interrogati in proposito. Pur di non farsi scoprire, ci si allena sempre da soli.
9_ Non si può perdere un giorno o neppure un tempo di riposo dall’allenamento, anche addirittura se in casa vi sono congiunti malati o bisognosi: anche loro vengono dopo.
10_ C’è il desiderio persistente e smanioso di allenarsi, come con un craving.
11_ Si sono fatti tentativi di controllare o ridurre l’esercizio (ad esempio, non può prendere un giorno di riposo durante la settimana o tempo fuori periodicamente durante l’anno)
12_ Ci si impegna nell’allenamento in modo davvero eccessivo: in palestra o altrove più di una volta al giorno o per lunghi periodi di tempo. Capita che se lo chiedi ad un allenatore non ricordi quanto tempo quella persona stette.
13_ Lo stato emotivo si basa su quanto esercizio si è eseguito o su quanto duramente fosse il lavoro fisico.
14_ Ci si esercita anche se non è divertente o piacevole e non si è mai soddisfatti con i risultati fisici ottenuti.

Infine nelle femmine può accadere che vi sia amenorrea con perdita delle mestruazioni o con il loro mancato inizio in caso di ragazzine. E state attente alle fratture da stress.

Insomma allenarsi è una ottima cosa ma se è fatta “cum grano salis”.

Umberto Nizzoli