La fonte è così importante che si impone da sé, ed il tema è di quelli sensibili. Mi ci getto a spron battuto. Ed è di questi ultimi giorni, quindi è davvero “à la page”.

L’obiettivo cui mira è più che ambizioso già dal sotto titolo: le sette strategie per porre fine alla violenza ai bambini. La violenza ai bambini è radicata nei secoli e si sviluppa con mezzi e metodi a volte arcaici altre volte modernissimi. La violenza ai bambini rappresenta una minaccia gravissima al benessere individuale ed alle prospettive di crescita di una intera comunità.

Nel condominio e nel quartiere di Napoli dove molti sapevano delle pratiche violente del bruto finito agli “onori” della cronaca recentemente non vivevano male solo i bambini brutalizzati ma anche gli adulti che, impauriti, tacevano.

Quella situazione, non chiamiamo episodio una storia di anni di soprusi e brutalizzazioni, è estrema mentre la violenza può inserirsi in famiglie molto più comuni e con forme ben più striscianti.

Il fenomeno è molto difficile da affrontare ed ancor prima da individuare. Sepolto nella paura e nella vergogna, è talmente sommerso che se ne conoscono al più le parti più cruente che non sempre sono le più dolorose. Qualche anno fa si era riusciti nel reggiano a scovarne una fetta piuttosto consistente. Grazie a campagne di formazione e di sensibilizzazione e col contributo fondamentale dei medici dei pronto soccorso, dei pediatri e dei ginecologi si era visto che quasi il due percento dei minori, dalla più tenera età fino ai diciotto, subiva una qualche forma di violenza o di abuso. Ogni anno veniva redatta una ricerca sul fenomeno che veniva condivisa dalle autorità istituzionali ad iniziare dal Prefetto a tutti i sindaci. Fu una fase di grande attenzione al problema che vide la nostra realtà provinciale molto avanti rispetto ad altre del nostro paese. Da noi un cattivo concetto che i piccoli sono di “proprietà” dei genitori, lascia soffrire i piccoli per anni senza che i quieti vivere delle persone circostanti se la sentano di rompere le silenziose ipocrisie e diano forma e voce a chi soffre, i piccoli.

A questo obiettivo ho dedicato un pezzo della mia vita professionale da quando fondai il servizio per la maternità e l’infanzia e poi alla costituzione, assieme all’amico Cecchella, del tavolo interistituzionale che radunava, oltre ai servizi sociali e sanitari, la giustizia, la scuola e le amministrazioni e gli altri attori sociali.

Ma partiamo dall’inizio , la fonte, meglio, le fonti di INSPIRE. Si tratta dell’organizzazione mondiale della sanità e del CDC, l’istituto per la ricerca ed il controllo delle malattie, tra gli altri.

Mi ha colpito il titolo, un acronimo: INSPIRE. Somiglia tanto all’italiano ispirare! Ed in effetti c’è bisogno di nuova ispirazione, una nuova vision, per metterci in cammino e contrastare la violenza ai minori. Ed il documento è davvero ispirato, contiene una forte visione che punta a sconfiggere un enorme problema che però, a dispetto della sua gravità, può (potrebbe) essere eliminato. Infatti è causato dagli esseri umani, dai loro comportamenti verso i piccoli, i figli della nostra società. Certe volte si sente circolare un giudizio negativo sulla nostra società perché i giovani non trovano lavoro.o perchè un fiume è inquinato o per altri, tanti, problemi ancora. Pensiamo però alla gravità di un mondo che maltratta i piccoli! A chi piace andare in un posto dove è maltrattato, picchiato, abusato? Beh questa è l’accoglienza riservata ai bimbi violentati. Potranno sentirsi amati ? potranno percepire accogliente il mondo che l circonda? potranno imparare a fidarsi?

Ecco perché INSPIRE è un documento formidabile.

Cominciamo dalla I, i come implementare e rafforzare la legge. La legge deve proteggere anzitutto i piccoli anche quando sono contesi da genitori egoisti e possessivi. N come norme, regole e valori. Si tratta di una lotta culturale per l’affermazione dei principi di ascolto, rispetto e dignità . Senza valori forti i deboli sono facilmente abusati ed i piccoli sono naturalmente deboli. P come parenti, genitori; è la loro attenzione, il loro supporto che fa la differenza. I come incassi, guadagni; la povertà estrema minaccia la qualità delle relazioni umane. R come risposte, i servizi e le reti sociali. E come educazione, la scuola e le varie agenzie formative e gli stili di vita che trasmettono.

S come sicurezza, ambienti sicuri dove la legge è vigile e rispettata. Il degrado favorisce la violenza e l’abuso.

Il grande passo avanti offerto da INSPIRE è che non è la (solita) tirata morale contro comportamenti incivili; no INSPIRE è evidence based. Riporta cosa e come si possa fare sulla base delle conoscenze scientifiche più aggiornate. Non a caso è un documento OMS e CDC. Si rivolge a tutti coloro i quali dovrebbero occuparsi di eradicare la violenza subita dalle esperienze dei bambini e degli adolescenti.

A qualsiasi livello: ai decisori politici, ai professionisti medici, psicologi, specialisti, agli insegnanti e al personale della scuola, ai genitori ed alle loro associazioni.

Il linguaggio chiaro e assolutamente scientifico lo rende un manuale fondamentale. .

Come per tutti i fenomeni si parte dal definire di cosa si parla dopo di che chiarisce quanti, chi e dove, ne sono affetti.

In modo formidabile si apre con una metafora. Immagina di svegliarti una bella mattina e di sentire tra i titoli delle notizie che gli scienziati hanno scoperto una nuova malattia. 1 miliardo di bambini in tutto il mondo vi è stato esposto. Si è visto che nel corso della loro vita questi bambini hanno molte più malattie mentali e disturbi di ansia ma anche malattie croniche come le malattie cardiache, il diabete, il cancro, le malattie infettive tra cui anche l’HIV; e questi bambini hanno problemi sociali come la criminalità e l’abuso di droga. E adesso chiediti: se qualcuno ha avuto una tale malattia, cosa faremmo?

La verità è che noi abbiamo una tale “malattia”. E’ la violenza nei confronti dei bambini. Sì perché le prove della ricerca scientifica dimostrano che è proprio così come ho scritto poco sopra.

Le sette strategie INSPIRE vanno concepite in modo globale e multisettoriale per sfruttare le sinergie di un settore con l’altro. Fu il senso che demmo al tavolo interistituzionale perché scuola senza servizi o servizi sanitari senza la magistratura o servizi sociali contro le famiglie non portano a un gran risultato. Ma il coordinamento interistituzionale è davvero difficile specie in un paese percorso dalle gelosie e dai corporativismi. Bisognerebbe porlo come obiettivo di governo: eliminare la violenza ai minori. Alcuni paesi si stanno impegnando ma pochi riescono a farlo su larga scala. Che il coordinamento fra i diversi settori sia difficile l’ho sperimentato sulla mia pelle. La Regione si poneva all’avanguardia ed applicò la Carta dei diritti dell’infanzia emanata dall’ONU nell’89 prima ancora che il nostro paese la firmasse. Mi nominò primo esperto sui problemi dell’infanzia col compito di portare avanti il coordinamento fra i soggetti che si occupano dell’infanzia per motivi istituzionali. La differenza fra ministeri della sanità della giustizia degli interni della scuola in pratica impedì che nascesse un coordinamento con cui condividere i poteri e le azioni. Se poi aggiungiamo la selva di articolazioni territoriali comprendiamo facilmente che mettere in cammino una società su un progetto condiviso è piuttosto utopico. Ma la scienza è di suo utopista, quindi vale la pena continuare a battersi per un obiettivo davvero molto civile ed utile. Comparata con qualsiasi altra patologia la violenza all’infanzia genera il danno maggiore in termini sanitari sociali ed economici (segue).

 

Umberto Nizzoli