Confesso che non ne avevo mai viste di simili. Eppure mi occupo di dipendenze da molto, tant’è che si può dire che i servizi pubblici per le dipendenze siano nati con me. Ero a Riva al grande congresso “Addictus”, magnificamente organizzato da Lugoboni dell’università di Verona,.per farvi la prolusione sulle addiction, le dipendenze appunto. E’ in corso l’edizione in inglese del manuale

che, sempre con la regia di Lugoboni e Zamboni, abbiamo preparato e che verrà diffuso sotto l’egida di ISSUP, la società mondiale dei professionisti delle dipendenze.

 

Mi capita così di ascoltare la relazione di Croce, un caro amico e noto esperto di gambling. Nella sua relazione si dedica a spiegare come si suscitino desideri che trovano nell’uso di sostanze il loro completamento. Vi è un gioco stretto fra oggetti che suscitano il bisogno di droga e droghe che favoriscono l’uso di certi oggetti. I due mercati richiamano l’un l’latro e si rafforzano a vicenda. Suscitano una cascata emotiva che bypassa le valutazioni razionali e spinge a provare emozioni, ovviamente per chi le presenta, straordinarie.

 

Che ci siano veri e propri laboratori che costruiscono storie, immagini, giochi che spingono a costruire comportamenti di dipendenza ne ero a conoscenza da tempo. Qualche anno fa la stampa addirittura ha diffuso la notizia che importanti aziende alimentari producono cibi di particolare palatabilità col fine di sviluppare la dipendenza dei loro clienti da quei prodotti. Cibarie che tamponano tutti I sensi, visivo, olfattivo, gustativo, financo tattile provocando uno stato di eccitazione ed euforia da “far perdere la testa”. Che ci siano costruttori di giochi che prevedono l’intrappolamento del giocatore innescandogli il desiderio incontenibile, il craving, di crescere di livello e proseguire ininterrottamente il gioco, si sa da tempo. Produttori di giochi che usano le conoscenze per fare diventare I giocatori dipendenti dal gioco. In fondo ogni venditore amerebbe avere clienti così fedeli da essere sempre lì a chiedere I loro prodotti. Il punto però è che oggi, meglio, da qualche tempo, si sa come fare sviluppare la dipendenza e c’è chi se ne approfitta, a danno di tutti ma in particolare I più fragili e quelli che ahanno una personalità incerta, gli adolescente e i malati mentali in primis.

 

L’uso della rete e dei social ha aumentato questi problemi perchè molte aziende approfittano del fatto che la navigazione sui social media sembra essere l'attività più popolare online insieme alla posta elettronica e alla ricerca di notizie. Anche il fatto che a luglio 2021 ci siano oltre 4 miliardi e mezzo di frequentatori dei social è un buon motivo.

 

La gente sta connessa in continuo per varie ragioni. Per stare più vicini a familiari ed amici o per stare continuamente aggiornati sul flusso delle notizie o per condividere pensieri e comportamenti con altra gente del medesimo network o per cogliere al volo offerte speciali e prodotti nuovi.

 

Per questo quasi tutte le aziende utilizzano la rete per pubblicare informazioni sui loro nuovi prodotti e aggiornamenti sui prossimi eventi. Non è raro che gli utenti si iscrivano ai marchi preferiti e alle società di gestione di eventi per ricevere aggiornamenti regolari.

 

Una delle altre caratteristiche che molte persone adorano è che consente di pubblicare informazioni su di loro. Possono pubblicare immagini e video fantasiosi e condividere aggiornamenti sulle loro attività e risultati. La rete aiuta ad aumentare la propria autostima, aumenta l'ego e ci si sente più in controllo di se stessi.

 

Tuttavia si sa che la dipendenza dai social media può avere un effetto negativo sulle persone. Può essere causa di ansia, di paura e nervosismo, eccessiva eccitazione, di aggressioni, di umiliazioni. Anzi alcune campagne di marketing anche di grandi aziende spingono su questo. Insomma il legame fra pubblicità e dipendenza è chiaro e quello tra social media e dipendenza è altrettanto chiaro.

 

L'uso dei social media può portare alla dipendenza fisica e psicologica perché attiva il sistema di ricompensa del cervello per rilasciare dopamina, la sostanza chimica del "benessere". La dopamina è un neurotrasmettitore (messaggero chimico tra i neuroni) coinvolto nel funzionamento neurologico e fisiologico.

 

Le industrie di alcol e tabacco hanno una lunga storia di pubblicità diretta a coloro che sono dipendenti o inclini a diventare dipendenti dai loro prodotti. D’altra parte alcol e tabacco sono droghe, benché legali. Le industrie produttrici descrivono situazioni nei loro annunci che parlano direttamente al loro pubblico giocando sulle loro speranze, paure, desideri e bisogni. Per molti versi questo modo di comunicare è simile a quel che fanno certi politici quando lanciano messaggi che un gruppo target sente come proprio diversamente da come lo intendono quelli che con quel politico non ha né confidenza né simpatia.

 

La pubblicità è diventata un modo molto importante per promuovere i prodotti e attirare potenziali clienti. La pubblicità inonda il pubblico, in forma diretta o indiretta. È un modo conveniente per trasmettere informazioni sui prodotti a tutti i tipi di pubblico. Tuttavia la pubblicità è stata criticata per aver coinvolto questioni dubbie sotto il profilo etico.

 

Che ci sia erotizzazione della comunicazione lo si vede. Che il legame fra stile, abbigliamento o profumi sia molto stretto lo si vede a tutte le ore del giorno, e della notte visto che corre soprattutto sui social.

 

Perchè allora dico che non ne avevo mai viste di simili?

 

Perchè Croce ha mostrato una serie di immagini e di clip in cui l’uso della droga è esplicito e si combina con scene sessualizzate. Il tutto finalizzato a promuovere un prodotto di abbigliamento o un profumo.

 

Tra le altre mi ha colpito l'immagine di due ragazze molto truccate ma col trucco sbavato. Sono chine su un tavolo su cui c’è un gilet bianco e c'è della polvere bianca. Non c'è dubbio che questo annuncio sia molto accattivante e una grande percentuale di pubblico potrebbe fermarsi per questo. Come annuncio funziona per attirare più potenziali clienti. Le due ragazze nella pubblicità sembrano sniffare. L’annuncio scritto è chiaro, parla di vestiti, ma i due cerchi di roba bianca sul tavolo sembrano droga, eroina? cocaina? Come dobbiamo leggere il messaggio? Che i sono buoni e alla moda? Che piacciono come la droga ai dipendenti? Che si diventa dipendenti dal prodotto come i tossicodipendenti lo sono dalla loro droga?

 

Cosa è una nuova antropologia in cui il consumo di droghe è da classi emergenti?

 

Potrebbe voler dire che l'assunzione di droghe è semplice come comprare abiti alla moda?

 

Se pensiamo ai più fragili possiamo escludere che non lo considerino cool, molto “ala moda”, tanto più che le modelle sono sexy, attraenti?

 

Questo tipo di immagini shock attraggono l’attenzione, fanno la fortuna dell’azienda nel gioco del mercato.

 

Non è strano però che chi si occupa di prevenzione del consumo di droghe veda questo tipo di pubblicità avversarie.

 

C’è molto da riflettere su queste contraddizioni interne al nostro mondo.