Come e perché mi occupo di Disturbi della Alimentazione

Se prendessi alla lettera quel che dice Borges, non scriverei questa nota (1).

Il passato non mi è di alcun aiuto, sicché so solo da offrire delle perplessità .

Infatti, sospesi nel presente, dobbiamo gestire le situazioni dell’oggi.

Le neuroscienze ci insegnano che la memoria non è solo ciò che possiamo ricordare consciamente del passato; secondo una definizione molto più ampia la memoria è tutto l'insieme dei processi con cui gli eventi del passato influenzano le nostre risposte future (2).

Ecco allora che provo a rispondere per aiutarmi, e aiutare chi fosse interessato, a ritrovare il senso degli approcci scientifici e clinici ai disturbi della alimentazione. 

E’ qui che si trova il senso di queste note.  

Perché mi sono occupato di disturbi della alimentazione?

Un caro amico, Henri Margaron, mi ha dato il suo manoscritto di un testo che sta per uscire, l'ergonomia della mente. Un testo di neuroscienze. Facendogli un commento mi ricordavo che McKusick non moltissimi anni fa, era il 2003, diceva che più il raggio della conoscenza si allunga più la circonferenza dell'ignoto si espande (3). 

Ignoto che circonda la conoscenza scientifica. Nel senso che noi abbiamo un sacco di cose da dire un sacco di cose apprese, ma anche un sacco di cose ancora da scoprire.

È la lezione di Calvino in cui il porsi quei potenti interrogativi rispetto al passato e rispetto al futuro, sul passaggio tra il passato e futuro, come alla ricerca di sé in una dinamica in cui il passato illumina il futuro(4).

Tenendo però conto che la ambivalenza è ubiquitaria.

Penso al testo recente di Malvaldi (5), ma penso anche ai Saggi di Michel de Montaigne che già secoli fa ci diceva: non so come mai, ma noi nel nostro interno siamo sempre doppi (6).

Dobbiamo pensare le cose in modo complesso.

Chi pensa in modo semplice, ce lo ha spiegato molto bene Karl Popper, e dà risposte semplici, è perché non ha capito le domande.

Allora, perché mi sono occupato di disturbi della alimentazione?

Era l'epoca in cui facevo da pochi anni il direttore del servizio per le tossicodipendenze.

Parliamo di 42, 43 anni fa. Lavorava con me una collega bravissima, Veronica Cavicchioni, terapista familiare affermata, faceva parte della scuola di Luigi Cancrini, molto amica di Grazia Cancrini e Letizia Harrison e di Marisa Malagoli-Togliatti, era stata in US portando le lezioni di Duncan Stanton e Todd. Mi coinvolse con Selvini e con Minuchin (7) e introducemmo la terapia familiare nelle tossicodipendenze.

Io venivo prima dal cognitivismo, poi dalla psichiatria sociale e successivamente dalla psicodinamica. Cominciammo così a trattare le dipendenze con l’ibridazione di psicanalisi, mi ero dedicato alle dipendenze appoggiandomi subito a Olievenstein (8), e sistemica-relazionale. La cosiddetta (da Olievenstein) “terza via” tra il ricovero in comunità e la prescrizione di molecole sostitutive.

Daniel Stern (9) ci ha insegnato che la nostra vita mentale è il frutto di una co-creazione di un dialogo continuo con le menti degli altri, nel caso qui raccontato con quella di Veronica.

Grazie sempre al suo contributo, accogliemmo e trattammo nel servizio per le tossicodipendenze una prima persona, una ragazzina di 15-16 anni, figlia unica affetta da anoressia nervosa, piuttosto severa. Era il 1982. I genitori disperati, lei abbarbicata nel diniego.

All’epoca non ne rilevavamo il peso.

Si trattavano i casi con le prescrizioni. In modo da modificare le dinamiche delle relazioni familiari e togliere al sintomo il potere di tenere fermo il, dannoso, equilibrio.

Si leggeva la eziopatogenesi del sintomo con la psicanalisi.

Quella situazione si risolse con relativo successo.

Incise la nostra motivazione? Furono le loro aspettative a muoversi come potenti alleati della cura?

Non so dirlo, all’epoca la cura di un Dca era una stranezza, quasi un divertissement, un mettersi alla prova. Continuammo poi a veder qualche caso, sempre dentro il Sert, occasionalmente più per mantenere il legame. All’epoca, e per molto tempo ancora, i Dca non facevano parte del compito di nessun servizio.

Finisce qui questa piccola pillola, storica e procedurale. Eventualmente a qualcuno serve. 

Bibliografia citata

1, Borges Jorge Luis, Il mestiere della poesia , introduzione di Massimo Sideri, saggi di Vittoria Martinetto e di  Calin Andrei Mihailescu, collana Nautilus, editore Luiss University Press, 2024

2, Ammaniti Massimo e Ferrari Pierfrancesco, il corpo non dimentica; l'io motorio e lo sviluppo della relazionalità, Raffaello Cortina editore 2020

3, McKusick V. (2003), citato da G. Nicola, in Avvertenze sul metodo, sulla bibliografia, sul linguaggio, “Scrineum – Rivista” n. 1, Pavia.

4, Pantalei Giulio Carlo, Italo Calvino archeologo. Strumenti dall'Antico per il Prossimo millennio, Arbor Sapientiae editore, 2023.

5, Malvaldi Marco, La direzione del pensiero; matematica e filosofia per distinguere cause e conseguenze, Scienza e idee, Raffaello Cortina editore 2020 .

6, Michel de Montaigne, Saggi, Bompiani,

7, Minuchin M., Famiglie e terapia della famiglia, 1977

8, Olievenstein C., La droga. Che cosa è”, edito da Salani, 1977

9, Daniel Stern, Il momento presente, Raffaello Cortina 2005