intervento tenuto il 23 ottobre 2007 alle Magistrali “M.di Canossa” di Reggio Emilia dal Professor Umberto Nizzoli (tratto direttamente dalla registrazione della conferenza)

I termini del problema

Auspico che questa sera si possa fare una riflessione, una camminata, un pic-colo percorso di salute, di comprensione e di avvicinamento al dolore ed alla soffe-renza che colpiscono molte ragazze ed anche qualche ragazzo. Perché ci porti poi ad avere maggiore sicurezza interna cioè maggiore possibilità di decodificare e in qualche modo quindi comprendere e accogliere che cosa succede nella mente e nel comportamento di un numero purtroppo rilevante di giovani che vivono nelle nostre scuole. Giovani, ma non solo. Anche chi non è più tanto giovane può essere interes-sato perché i problemi di cui ci occupiamo insorgono più frequentemente nell’adolescenza e nella prima giovinezza, ma in alcuni casi hanno anche degli esor-di più tardivi, emergono anche in gioventù centrale, verso i 30-32 anni.

Questo tipo di problematiche hanno anche il difetto di potersi incistare nella mente, radicare, diventare fissazione nella mente delle persone e non spegnersi. Si vede quindi come ci possono essere delle persone che sono affette da disturbi dell’alimentazione da decenni e che perciò hanno largamente intaccato la qualità del-la loro vita, mortificando il proprio corpo, mortificando le proprie relazioni e anche mu-tilando le opportunità delle persone che attorno a loro vivono.
Non va trascurato infatti che l’insorgenza così precoce, frequentemente collo-cabile agli esordi dell’adolescenza, non può non coinvolgere pesantemente il gruppo familiare. È impossibile vedere nascere una patologia di questo genere e trovare dei genitori distratti che non si colpevolizzano. I genitori partecipano a questa sofferenza e si sentono travolgere da questa sofferenza. Si sentono annichiliti e molte volte im-potenti. Ed in effetti è molto difficile riuscire ad avvicinare questi problemi, occorre molta attenzione e molta delicatezza. Quella che speriamo questa sera di riuscire a mettere un po’ assieme ed uscire con qualche sicurezza in più e quindi dare un con-tributo a proteggere i nostri giovani dall’assalto dei disturbi dell’alimentazione, che sono tanti.

Collochiamo i disturbi dell’alimentazione su una linea

A parlare dei disturbi dell’alimentazione in senso lato si rischia di parlarne in modo improprio nel senso che li potete mettere tutti quanti su una linea che potete immaginare davanti ai vostri occhi, dove ad uno degli estremi mettete l’estremo più simbolico dei disturbi alimentari. Cioè quella tal condizione per cui la persona arriva a rifiutare di alimentarsi e davanti a qualsiasi evenienza a qualsiasi suggerimento, davanti a qualsiasi spontanea spinta: “Vedi come sei magra, mangia un po’”, non otte-niamo altro che l’effetto opposto.

Dire alla persona di questa natura: “Mangia un po’”, che è l’istinto che viene a tutte le più care amiche quando vedono una persona così afflitta e così smagrita, e-quivale a sentirsi contro-sprezzantemente giudicate: “Tu ti permetti di dare un giudi-zio!? Tu non capisci niente. Io sono troppo grassa invece. E se tu mi dici mangia un po’ tu sei peggio del peggior diavolo e nemico e vuoi la mia rovina e il mio disastro. Ergo, vattene lontano da me”. E allora è chiaro che una mamma che dice: “Mangia un po’” alla figlia che è così smagrita e si sente dire: “Tu non capisci niente, vattene” non può che essere disorientata: “Ma come è palese che sei magrissima!” e nello stesso tempo sentirsi rifiutata è qualcosa che spezza drammaticamente il cuore.