Non tanto tempo fa con l’aiuto di un giovane e valente studente, Agostino Giovannini (“Fenomeno Pro Ana: Ricerca E Risultati Ausl“), scoprii il fenomeno “Pro-Ana”: un movimento sul web che inneggia alla magrezza e combatte ogni cedimento al grasso. Lanciammo l’allarme e molti media ne parlarono rendendo più consapevoli adulti e genitori spesso ignari. Il pubblico italiano scoprì l’esistenza di un mondo sommerso inneggiante alla magrezza; si erano dati (hanno) un vero e proprio credo. Con una specie di preghiera:

“… Credo che fino a quando sarò grassa resterò l’essere più disgustoso e inutile a questo mondo e non meriterò il tempo e l’attenzione di nessuno. Credo negli sforzi, nei doveri e nelle autoimposizioni come assolute ed infrangibili leggi per determinare il mio comportamento quotidiano. Credo nella PERFEZIONE, mia unica meta verso la quale rivolgere tutti i miei sforzi. Credo nella bilancia come unico indicatore di successi e fallimenti …….”.

Costoro, come una setta nascosta nei blog del web, seguono i loro Comandamenti.
1) Non essere magri vuol dire non essere attraenti
2) Essere magri è molto più importante che essere sani
3) Devi comprare vestiti, tagliarti i capelli, assumere lassativi, morire di fame, fare qualsiasi cosa per farti sembrare più magro
4) Non devi mangiare senza sentirti in colpa
5) Non devi mangiare cibo ingrassante senza autopunirti dopo
6) Devi contare le calorie e quindi restringerne l’assunzione
7) Quello che dice la bilancia è la cosa più importante
8) Perdere peso è bene/ prendere peso è male
9) Non puoi mai essere troppo magro
10) Essere magro e non mangiare sono simbolo di vera forza di volontà e successo.

E giù una lista di motivi per seguire questo credo, di consigli pratici su come fare per esserlo e di trucchi per ingannare familiari e colleghi per potere evitare che prendano coscienza ed intervengano per aiutarli.
Costoro sono malati e malate non consapevoli di esserlo che inneggiano alla propria malattia come status sociale. Una follia dei tempi moderni, che però va capita per non essere educatori ciechi e per potere aiutare chi vi è caduto dentro a uscirne.

Nel web nascono mode che premono sulle coscienze individuali: si formano gruppi che si identificano in atteggiamenti e credenze che possono ostacolare la crescita. Nessuna demonizzazione del web, solo attenzione a quei fenomeni che possono deformare l’immagine del corpo percepito ed esibito.
Recentemente è apparso questo nuovo leit-motiv: thigh gap, inglese, ovvio. Ma il fenomeno si declina anche nelle lingue nazionali. In Francia scrivono “espace entre les cuisses”.
In Francia l’allarme è già scattato:
in internet, nei siti dove i ragazzi si scambiano consigli – talvolta strampalati -, l’ultima ossessione è come ottenere, a forza di digiuni, l’ambita forma arcuata delle cosce.

La nuova regola estetica, imposta da chissà chi e chissà perché, ma il web è per antonomasia anonimo o plurimo che dir si voglia, è: stai in posizione eretta e tieni i piedi uniti; le cosce non devono toccarsi.

Curioso è che fino a non molti anni fa quel varco era considerato un difetto. Ma l’elogio della magrezza fa invertire i paradigmi ed i gusti cambiano.

Nascono delle competizioni a cercare di avere il varco più ampio che si possa. Serve a poco che i medici e i pediatri, gli americani e i francesi si sono appunto mossi inutilmente, si sforzino di fare capire alle loro giovanissime assistite che non è tanto una questione di peso, né di magrezza, quanto di morfologia del corpo. I loro sforzi si dirigono a fare capire che è l’ampiezza del bacino a determinare le cosce, per così dire, concave. Ma quando si entra in una spirale ossessiva che vuole a tutti i costi riplasmare un corpo vissuto come inadatto o impresentabile, non ci sono più orecchie disposte ad ascoltare.

Le americane sono state le prime a lanciare questa moda. Si tenga conto che praticamente tutti i fenomeni sociali che hanno impegnato le nostre società in questi ultimi decenni sono nati negli Stati Uniti, più spesso in California. Da lì passano alla costa orientale e poi arrivano in Europa.

Nel nostro caso sono le francesi a divulgare tra le teenager del Vecchio Continente il nuovo diktat estetico, corredato di istruzioni demenziali per riuscire evidenziare il più possibile le curve dei loro femori. Interminabili sessioni di ginnastica, fino a disidratarsi, o al contrario bere litri d’acqua per ingannare lo stomaco e mettere a tacere i crampi della fame: le “ricette” più autolesioniste si moltiplicano on line. Appunto il fenomeno pro-ana veicola messaggi autolesionistici ammantati di ascesi ad una improbabile e perversa perfezione.

Con l’intransigenza tipica dell’età, le “amiche di mouse” si sorvegliano e si galvanizzano a vicenda: «Hai misurato le tue cosce ultimamente?». «Sì! 55 centimetri, ne ho perduti altri due». La pratica restrittiva è una precondizione su cui può innescarsi l’anoressia. L’insensata gara con la bilancia ha trovato un altro avversario: il metro.

Per fortuna navigano in rete anche giovani che irridono queste credenze e lasciano messaggi di disapprovazione che sabotano la tirannia dei canoni di bellezza. Una giornalista riferiva che qualcuno si era inserito nel gruppo autolesionista dei “thigh gap-dipendenti” con suggerimenti umoristici del tipo: «Niente digiuni. Tenete in permanenza un pallone stretto tra le cosce e il risultato è garantito». E si chiedeva, basterà una risata a far rinsavire le talebane della gracilità?

Temo di no; credo che ci voglia l’impegno attento e consapevole di chi fa educazione nelle famiglie e nelle scuole per contrastare questo altro versante della globale sfida educativa a cui si è tutti chiamati.