Ottiero Ottieri, L'irrealtà quotidiana, Bompiani, 1966.
Un romanzo, una storia clinica? Le 2 cose messe assieme. Dalla psicanalisi.
Ironico a suo modo e saggio, sottolinea
l'indecisione dell'essere umano.
L'uomo è ambivalente, tutto gli è possibile essendogli impossibile. perciò l'uomo è sempre parzialmente irrisolto e narcisistico.
L'uomo è sempre in equilibrio. Instabile. Consapevole di non essere un equilibrista. Temendo di non esserlo. Supponendo di non esserlo, volendo però esserlo.
Immerso sull'indecisione.
Che racconta sempre l'ossessività per le esigenze del controllo. Per l'osservazione della mancanza. Si dà la possibilità di darsi una prospettiva in attesa messianica. In attesa, dove le cose si risolvono e che questo permetta di verificarne la verità essendo vera nella attesa del domani, già oggi.
Palesemente un assurdo
Il libro è la storia dell'analisi di un supposto autore fantastico, Vittorio luccioli che scrive una biografia culturale che rasenta l'autobiografia.
Tutto è attraversato da un sentimento di irrealtà.
Di qualche cosa che c'è, ma non puo' esserci, che dovrebbe esserci, ma non è percepibile, che si crede di percepire, ma non se ne ha la prova. Attorno alla incertezza che è la radice ontologica dell'esistenza.
La mente permeata dai grandi fenomeni culturali. Che la reificano
In pratica si vive uno stato permanente di depersonalizzazione oscillante con la derealizzazione lesa e parzialmente a contatto con se stessi o parzialmente col contesto che ci circonda.
Essendo l'essere umano appartenente a entrambi..
Che il mondo senza essere di nessuno dei due completamente.