
a cura di Umberto Nizzoli, Claudio Colli, Chiara Covri
Le ragazze e i ragazzi che hanno un disturbo del comportamento alimentare (DCA) sono spesso malati invisibili agli occhi degli altri: spesso si è incapaci di vedere e di capire oppure si è immobilizzati dall’inadeguatezza e dalla paura.
L’approccio degli autori al problema è molto semplice: affrontare un disturbo del comportamento alimentare di una ragazza o di un ragazzo è spesso un compito estremamente difficile. Nessuno, genitore, insegnante, operatore sociale o sanitario, medico o psicologo è in partenza già preparato. Questo libro vuole permettere alle ragazze e ai ragazzi che hanno un dca di essere capiti ed aiutati nella loro sofferenza; inoltre vuole dare chiarezza, più sicurezza e adeguati strumenti a chi si vuole prendere la responsabilità di aiutarli. Per questi motivi il lettore trova le risposte esaurienti e indispensabili a tutte le domande poste per affrontare in modo efficace e nei tempi giusti il dca che ha la figlia, la propria studentessa o la propria paziente o il maschio.
Ci sono le risposte a cosa è un dca? Cosa si deve assolutamente sapere? Come lo si riconosce? Come affrontare l’argomento con la persona interessata e come avvicinarla? Come esserle d’aiuto nella vita di tutti i giorni? Come superare le proprie difficoltà a farlo? Quali sono le cure? Si può ragionevolmente sperare nella guarigione? Quali aiuti cercare? Come si fa a prevenire un dca?
Un libro che accompagna nel proprio impegno di comprensione e di cura.
(fonte: Carrocci Editore)
Il 10 aprile Umberto Nizzoli della azienda Sanitaria Locale presenta in seduta plenaria al congresso nazionale della Società scientifica pere i Disturbi del comportamento alimentare la relazione sul tema dei Fattori di rischio e di protezione per l’insorgenza di un problema alimentare desunti dalle Linee-guida NICE 2004 e APA 2006. In particolare Nizzoli spiega quali sono i rischi specifici ai maschi, agli atleti, o in età avanzate.
Forza di volontà e autostima per impostare una cura
Alcuni tra i massimi studiosi italiani ne hanno parlato di recente nel corso di un incontro multidisciplinare. L’obesità e il metodo di approccio per curarla è la nuova sfida non solo dei Paesi ricchi. Quasi l’altra faccia dell’anoressia quando a forza di volontà richiesta per affrontarla e superarla, l’obesità nasconde in realtà un allerta più grave: è più diffusa. A uno di questi incontri interdisciplinari ha partecipato il dottor Umberto Nizzoli, già responsabile del Sert del l’Ausl reggiana, una vita passata a studiare la devianza e le sue ragioni/conseguenze.
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I DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare) vanno curati da un team multidisciplinare; team che va gestito in modo efficiente e competente. Ci vuole il Team management. Ma perché? E poi come? Quando? Ed ancora perché? Una serie di domande tese a dimostrare la necessità del Team Approach e le sue modalità di azione.
L’intenzione è quella di offrire materiale chiaro, completo e pratico: utile per l’applicazione e la gestione del Team. L’anoressia nervosa (AN), la bulimia nervosa (BN) e il disturbo da alimentazione incontrollata (BED) sono patologie al cui esordio concorrono, con peso variabile e con svariate possibilità di combinazione, molteplici fattori di ordine biologico, psicologico, familiare e sociale. L’approccio terapeutico multidisciplinare, che è un tentativo di risposta alla complessità e alla multifattorialità dei Disturbi del Comportamento Alimentare, prevede un’équipe di lavoro composta da diverse professionalità (psichiatra, psicologo, internista, educatore, dietista, psicoterapeuta, nutrizionista e le competenze di psicofarmacologia e psico- educazione). Il vantaggio è che la messa in campo delle varie professionalità fa sì che tutti i versanti coinvolti siano valutati e trattati in modo specialistico e professionalmente qualificato.
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Il nuovo DSM-5 presentato in maggio 2013 ha deluso quanti si attendevano di vedervi scritta l’Obesità fra i quadri diagnostici. Tra i motivi che hanno causato ben due anni di ritardo nell’uscita della nuova stesura del Manuale diagnostico più diffuso, il DSM appunto giunto alla sua quinta stesura, si diceva che vi era la volontà di evitare uno smacco colossale ai cittadini americani, obesi nel 38% dei casi. Considerarli per ciò stesso malati mentali avrebbe fatto ascendere la prevalenza dei soggetti con disturbo mentale attivo ad oltre la metà. Troppi per una nazione che guida il mondo e controlla di fatto lo sviluppo delle conoscenze scientifiche. Troppi, avendo già una prevalenza di persone con disturbo mentale del 22,4%, SAMSHA 2013. Troppi per una sola categoria diagnostica: da soli gli obesi sarebbero più di tutti gli altri malati mentali calcolati assieme.