Serve Un Approccio Strategico Per Valorizzare Gli Interventi Nel Settore Delle Dipendenze
Forse sarò un po’ lungo, ma vorrei condividere la Vision cui orientare i servizi per le dipendenze. Insomma vorrei vedere le cose al positivo e al futuro.
Prendiamo le cose alla larga.
Pur di fronte all’esigenza di allargare i valori del libero mercato, non si può intendere accettabile l’opportunità che il mercato si allarghi fino ad includere tutti i servizi per le dipendenze. Questa evenienza non è né auspicabile né materialmente possibile.
Non è possibile perché buona parte delle persone che attualmente si rivolgono ai servizi godono di pochi strumenti economici o assicurativi, ad esclusione di quelli provvisti dagli apparati dello stato; sicché costoro non rappresentano un target di mercato ambito, né costoro possiedono somme per pagarsi le cure desiderate. Certamente fra le persone che sono affette da un disturbo da uso di sostanze molte avrebbero i mezzi per pagarsi le cure ed anzi già oggi molti lo fanno; sono invece coloro che stazionano abbastanza stabilmente nei pressi di un Sert ad avere grandi problemi economici: costoro difficilmente rappresenterebbero un mercato appetibile se non fosse sussidiato dal pubblico.
Non è auspicabile perché le dipendenze rappresentano un fenomeno che condensa le contraddizioni sociali che qui richiamo brevemente per titoli: giovani- adulti; individuo – collettività, autoctoni – immigrati; sanità – giustizia. Insomma appaltare ad imprese private la totalità dei servizi per le dipendenze significherebbe escludere lo stato dalla gestione dei temi sociali suddetti.
Manuale Per Operatori, Insegnanti, Genitori – DCA: disturbi del comportamento alimentare
a cura di Umberto Nizzoli, Claudio Colli, Chiara Covri
Le ragazze e i ragazzi che hanno un disturbo del comportamento alimentare (DCA) sono spesso malati invisibili agli occhi degli altri: spesso si è incapaci di vedere e di capire oppure si è immobilizzati dall’inadeguatezza e dalla paura.
L’approccio degli autori al problema è molto semplice: affrontare un disturbo del comportamento alimentare di una ragazza o di un ragazzo è spesso un compito estremamente difficile. Nessuno, genitore, insegnante, operatore sociale o sanitario, medico o psicologo è in partenza già preparato. Questo libro vuole permettere alle ragazze e ai ragazzi che hanno un dca di essere capiti ed aiutati nella loro sofferenza; inoltre vuole dare chiarezza, più sicurezza e adeguati strumenti a chi si vuole prendere la responsabilità di aiutarli. Per questi motivi il lettore trova le risposte esaurienti e indispensabili a tutte le domande poste per affrontare in modo efficace e nei tempi giusti il dca che ha la figlia, la propria studentessa o la propria paziente o il maschio.
Ci sono le risposte a cosa è un dca? Cosa si deve assolutamente sapere? Come lo si riconosce? Come affrontare l’argomento con la persona interessata e come avvicinarla? Come esserle d’aiuto nella vita di tutti i giorni? Come superare le proprie difficoltà a farlo? Quali sono le cure? Si può ragionevolmente sperare nella guarigione? Quali aiuti cercare? Come si fa a prevenire un dca?
Un libro che accompagna nel proprio impegno di comprensione e di cura.
(fonte: Carrocci Editore)
Editoriale Personalità/Dipendenze Volume 13
Chi segue i dibattiti che si fanno tramite web ha l’impressione di assistere ad una grande confusione agita con una consistente virulenza. Chissà cosa starà apparendo ora che mi leggi in questo editoriale? La sensazione di rincorrere questioni che sfuggono, volano via, è forte. Molto, se non tutto, appare vano. Sì perché i discorsi si rincorrono ripartendo sempre da zero, come se nessuno o nulla avesse mai costruito qualcosa e nulla fosse rimasto. E’ così da parte dei politici tesi ogni volta a fare credere di avere trovato, finalmente sarebbe da dirsi!, la soluzione. E’ così per i media che continuano imperterriti a cercare lo scoop, pazienza. Ma è così anche tra i professionisti, così travolti dall’urgenza da non riuscire ad avere “basi sufficientemente sicure”.
Linee-Guida Nice 2004 E Apa Relazione Sul Tema Dei Fattori Di Rischio E Di Protezione Per L’insorgenza Di Un Problema Alimentare
Il 10 aprile Umberto Nizzoli della azienda Sanitaria Locale presenta in seduta plenaria al congresso nazionale della Società scientifica pere i Disturbi del comportamento alimentare la relazione sul tema dei Fattori di rischio e di protezione per l’insorgenza di un problema alimentare desunti dalle Linee-guida NICE 2004 e APA 2006. In particolare Nizzoli spiega quali sono i rischi specifici ai maschi, agli atleti, o in età avanzate.
La Violenza E L’abuso In Famiglia Ed Ai Minori Da Parte Di Genitori Alcoldipendenti E/O Tossicodipendenti
STEERING GROUP
Reggio Emilia, 04/04/2008
Lo Steering Group locale Encare si è costituito con l’obiettivo di trasferire e adattare al nostro territorio le suggestioni e le iniziative provenienti da tre importanti progetti internazionali: Chalvi, Tavim e Chapap’s, tutti finanziati dalla Commissione Europea attraverso il programma Daphne i primi due e SANCO il terzo, dei quali l’Ausl di Reggio Emilia è partner.
Il progetto Chalvi (Family violence and substance misure with special attentino to a child’s perspective) ha come obiettivo principale la promozione del benessere infantile e la diffusione di una cultura basata sul rispetto del bambino e della donna. Il progetto è coordinato a livello internazionale da Teuvo Peltoniemi, della A-Clinic Foundation di Helsinki, l’organizzazione leader in Finlandia per il trattamento delle dipendenze patologiche e da diversi anni impegnata anche su prevenzione e ricerca; il Prof. Umberto Nizzoli del Programma Aziendale Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell’ Ausl di Reggio Emilia ne coordina il sottoprogetto “Valutazione e imapatto”.
Il Cocainomane, Ben Inserito E Benestante
L’ 86% del campione lavora, e nel 16% lo fa come manager o imprenditore
Titoletto di un’intervista del 6/04/2008, Sul Giornale Di Reggio a pg 6, al Nostro Direttore Umberto Nizzoli , responsabile del PASM e Dipendenze Patologiche dell’Az.Usl di Reggio Emilia, commenta i dati emersi sui 130 segnalati dalla Prefettura nell’unltimo quinquennio.
COCAINOMANI, uno su tre chiede aiuto
A rivolgersi spontaneamente ai Sert sono le donne, il 15% del totale
di Massimo Sesena
Ventinove anni, maschio, reggiano doc, un impiego stabile, e la necessità di dare il massimo . Nel lavoro, nel sesso, nello sballo del fine settimana . Potrebbe essere questo l’identikit del cocainomane tipo nella nostra città. Un identikit che esce dalla ricerca curata dal Servizio sanitario regionale ed elaborata dal professor Umberto Nizzoli, direttore del Sert di Reggio.
Titoletto di un’intervista del 7/04/2008, Sulla Gazzetta Di Reggio a pg 9, al Nostro Direttore Umberto Nizzoli.
C’è Chi Lavora Per Stimolare Il Consumo Di Droghe: È Inutile Nasconderlo
Ci si è detto altre volte che il consumo di sostanze stupefacenti ha dimensioni vastissime e non più solo “tradizionali”: col diffondersi di “nuovi stili di vita” tra i giovani e tra gli adulti per nulla disagiati si è rilevato che in certi luoghi o momenti, il consumo è esibito come modo per esserci di più, per recitare la parte del “più in”. Tutti sanno che rifornire costoro è opera delle organizzazioni del crimine. Ma è largamente insufficiente continuare a credere che la questione si riduca alla “caccia allo spacciatore”.
Leggi tutto: C’è Chi Lavora Per Stimolare Il Consumo Di Droghe: È Inutile Nasconderlo
Salvaguardare Per Primi I Bambini Anche Quando I Genitori Hanno Problemi Di Alcol
La letteratura si sta concentrando sui problemi alcol-correlati stante gli effetti scatenanti di situazioni violente che il consumo di alcol favorisce; i dati epidemiologici lo confermano. Ma da qualche tempo è in larga diffusione il consumo di cocaina, voluttuario o di abuso. La cocaina si combina anche essa con le situazioni in cui si scatena la violenza. I minori che vivono con genitori che hanno problemi di dipendenza da alcol e che allo stesso tempo mettono in atto violenze ed abusi in famiglia sono soggetti ad un rischio di danno evolutivo molto più elevato degli altri minori. La coesistenza di entrambi i problemi in almeno uno dei genitori (sia dipendenza da alcol che la perpetrazione di violenza) è associata ad effetti negativi più elevati. Gli effetti dovuti alla coesistenza delle due diverse problematiche spesso, oltre ad essere accresciuti, sono anche fra loro reciprocamente combinati. Grazie ad alcune ricerche svolte soprattutto nel contesto inglese si sa che il numero di bambini che vivono con almeno un genitore con problemi di alcolismo è stimato in UK tra 800.000 e 2.5 milioni. In Italia EUROCARE & COFACE, 1998 stima tra i 602.000 e 1.032.000 i casi di figli di alcolisti. Se ad essi si aggiungono i figli dei tossicodipendenti si arriva a 750.000 – 1.200.000.
Leggi tutto: Salvaguardare Per Primi I Bambini Anche Quando I Genitori Hanno Problemi Di Alcol
Le Questioni Che Poniamo A Chi Governa
Come si sa negli ultimi anni il consumo di sostanze stupefacenti ha assunto, accanto alle forme più tradizionali, nuovi profili.
Crescono sia il consumo di sostanze attive sulla mente sia la diffusione di “nuovi stili di vita” non solo tra gli adolescenti ma anche tra i giovani adulti, non solo tra le fasce disagiate della popolazione ma anche nella popolazione generale ed in particolare in gruppi che mostrano un buon adattamento sociale. Chi non consuma a volte non riesce a riconoscere chi consuma e può arrivare a credere che tra quelli che lui frequenta non ci sia nessuno che consumi. Chi consuma, spesso, funziona come gli altri. Solo in caso di incidente o di trauma il suo consumare emerge; si sentono allora i vari “chi lo avrebbe mai detto”, “non avrei mai creduto che…”
Le rappresentazioni degli stili di consumo sono però spesso stereotipate e, in quanto tali, inadeguate a descrivere la complessità e la variabilità degli oramai tanti stili di consumo; spesso si tratta di rappresentazioni obsolete, parziali e fuorvianti. Un esempio per tutti è la rappresentazione del consumatore problematico come di una persona facilmente identificabile e non integrata nella società o l’associazione fra consumo problematico e devianza; questi errori portano all’identificazione di un metodo di intervento unico e indifferenziato per tutti i tipi di consumo.
Il consumo di sostanze ed i comportamenti a rischio ad essi frequentemente associati presentano aspetti disgreganti e invalidanti per l’individuo e per la società ed hanno un profilo complesso. Sono, infatti molto frequenti casi di consumo problematico di sostanze concomitante o precedente o successivo ad altre forme di dipendenza, quali il gioco d’azzardo patologico, i disturbi del comportamento alimentare, la dipendenza da videogiochi, lo shopping compulsivo, la dipendenza dal lavoro. Ciò che accomuna tutte le varie forme di dipendenza, con o senza sostanza, è l’incontenibilità dell’impulso a mettere in atto il comportamento, pur nella consapevolezza dei suoi effetti dannosi, e, talvolta, nonostante tentativi reali ed attivi del soggetto di astenersi.
L’offerta di sostanze è molto alta e molto diffusa; si serve di tecniche di vendita sofisticate che servono per abituare all’uso (che dire di quei finti “spumanti” dei regali per bambini piccoli che così imparano a stappare la bottiglia?) ovvero a creare una fidelizzazione del cliente (che dire delle dosi sotto-costo di cocaina?). Il mercato per quanto criminale è diventato un fenomeno merceologico.
Si pongono così i termini per una sfida globale, radicale e pervasiva al modo di essere della nostra società. Cresce la consapevolezza che i cambiamenti negli stili di consumo di sostanze rappresentano una minaccia per la coesione sociale; ne è un esempio l’incremento di eventi di cronaca che riportano aggressività e violenza in famiglia, nella scuola, sul lavoro, nei luoghi di ritrovo e nelle città. Infatti il consumo di sostanze ha riflessi sulla società complessivamente intesa e sulla salute pubblica, oltre che su quella dei singoli consumatori.
Raccogliere questa sfida significa operare affinché si aggiornino le conoscenze e i criteri di lettura dei nuovi fenomeni e parallelamente cambino gli assetti delle risposte secondo i parametri dell’approccio scientifico e razionale.
L’obiettivo è il contrasto al consumo di tutte le sostanze psicoattive legali ed illegali.
Siccome il consumo è sentito “in”, inserito nell’attuale concetto di “divertimento” e promosso secondo le regole di mercato come un brand (es. cocaina: velocità e successo), è difficilissimo impostare il contrasto.
Bisogna puntare alla creazione di comunità competenti: è un lavoro culturale ed educativo di lunga lena che coinvolge chi amministra, chi programma, chi insegna, chi opera nei servizi, chi fa volontariato. Il rinnovamento passa attraverso un processo culturale veramente “popolare” che consenta alle comunità locali di essere protagoniste e segna la fine della delega a tecnici, “esperti” della materia: è la comunità medesima che, attraverso un percorso di conoscenza e di analisi critica delle proprie modalità interattive, delle proprie difficoltà e delle proprie risorse, deve diventare il fulcro delle politiche di contrasto.
Occorre radicare nei territori l’impegno sinergico dei diversi attori sociali (amministrazioni, agenzie educative, servizi sociali e sanitari del pubblico e del privato, la cittadinanza attiva); ciascuno con la propria specificità opera all’interno di una medesima rete. Il consolidamento della comunicazione e collaborazione tra gli attori sopra citati è un obiettivo essenziale.
Nel frattempo si profilano nuovi decisivi problemi del futuro.
Si diffonde il costume per cui gruppi di ragazzi senza nessun altro interesse in comune si incontrano al solo scopo di consumare: decidono dove, quando, quale sostanza. Consumata l’esperienza nel restante tempo ognuno ha un suo differente gruppo di riferimento. E’ un accesso consapevole e consumistico ritenuto “controllato” e “sicuro” che richiede una certa esperienza.
Si diffondono fuori da ogni logica di indicazione medica l’uso di psicofarmaci, di farmaci prestazionali e di analgesici, le smart drug.
Molti soggetti sono concordi nell’osservare nei giovani, rispetto ad alcuni anni fa, un generale livello di scarsa tolleranza alle frustrazioni, la ricerca del piacere immediato, le elevate aspettative di successo (spesso fomentati dalle famiglie), lo scarso rispetto per i ruoli e l’autorità, l’individualismo. Frequenti sono gli episodi di violenza. L’aggressività emerge sia nelle relazioni tra coetanei (per futili motivi, per motivi razziali, bullismo) sia tra ragazzi e adulti (non rispetto delle differenze di ruolo, delle proibizioni, delle norme).
La maggior parte dei ragazzi riferisce che la famiglia non ha detto loro nulla o quasi nulla circa le sostanze stupefacenti. Si deve invece parlare di droghe e di dipendenze in casa: è un ingrediente essenziale della genitorialità competente. Il genitore che non lo fa trascura un suo compito.
Bisogna raccomandare ai genitori un loro intervento precoce, incisivo, onesto sulle sostanze stupefacenti. La famiglia va però aiutata a divenire una fonte credibile dai ragazzi sul tema delle sostanze; dovrebbero essere pertanto i genitori a parlarne per primi con i loro figli, già a partire dall’età della scuola elementare. Ma bisogna aiutare i genitori ad affrontare il tema, sostenendoli ed aggiornandoli: aiutare le famiglie è la priorità.
I ragazzi che consumano tabacco o cannabis abitualmente segnalano di aver cercato, inizialmente, di resistere alle pressioni del gruppo, ma di aver poi ceduto per non sentirsi “diversi” ed “emarginati”. Bisogna aiutarli ad assumere la capacità di “dire di no” (se del caso rivolgendosi anche ai genitori o agli insegnanti) all’offerta di sostanze nel gruppo dei pari.
Serve una maggiore attenzione da parte della scuola. L’abuso di droghe e le dipendenze devono diventare oggetto di studio obbligatorio a partire dalla 1° media. Tanto più che il passaggio dalla scuola media inferiore alla scuola media superiore rappresenta un momento critico cruciale rispetto all’inizio dell’abuso di sostanze. E’ prioritario promuovere iniziative di prevenzione del consumo di sostanze già nella scuola media inferiore.
Accade invece che ci siano adulti e genitori che non solo non sanno come parlare in modo competente di sostanze e di dipendenze; non vogliono parlarne o ritengono non sia loro compito farlo; occorre incoraggiarli a rompere le paure e le ipocrisie.
Purtroppo, coerenti con queste resistenze, la “delega allo specialista” sta crescendo. Fa comodo a tanti. Evita di mettere in discussione gli assetti sociali ed istituzionali attuali e le cause del fenomeno. Individualizza il problema: se è l’individuo ad avere il problema la società, può, dormire quieta. Tutto allora è (appare, viene vissuto, si vorrebbe che fosse) individualizzato e sotto controllo. Va rilevato che la deriva scientista che spiega le dipendenze con motivazioni tutte biologiche va esattamente nella stessa direzione. Questi sono gli atteggiamenti negativi che occorre eliminare.
Si profila il momento di rinnovare le strategie sociali e sanitarie in materia di abuso e dipendenze da sostanze stupefacenti: ci sarà la Conferenza nazionale in marzo. Questo è il momento per un approfondimento e una revisione su quanto finora fatto. Al centro vanno poste la dimensione della responsabilità individuale e della responsabilità sociale per aiutare la famiglia e la comunità locale. Sapranno i nostri governi nazionale e regionali raccogliere queste sfide o si limiteranno alle litanie sulla crisi dei servizi o, peggio ancora, si strapperanno le vesti per illudere ancora una volta la gente con l’esigenza di spostare tutto il dibattito sul legale?
Ci si riuscirà ad avere un approccio unitario su tutte le droghe e sui comportamenti di abuso? Ci si riuscirà ad assumere una preminente logica di sanità pubblica in cui la protezione della salute mentale e della qualità della vita delle popolazioni va di pari passo con il contrasto degli effetti negativi sulla società, sui vicini e sui familiari dell’abuso di sostanze legali od illegali? Ci si riuscirà ad investire le istituzioni nella loro interezza nelle politiche di contrasto?
Potremmo girare gli interrogativi nel modo seguente: si continuerà a parlare di droghe illegali e non di alcol? Si parlerà di droghe e non di condotte di abuso? Ci si concentrerà sulle molecole di sostituzione anziché sulla rieducazione? Si parlerà di geni anziché di psicopatologia? Ci si concentrerà sul tossicodipendente anziché sul fratello e sulla sorella conviventi o sulla violenza alla moglie o ai nonni?
Non poniamo interrogativi relativi al sostegno della ricerca, dell’innovazione e della professionalità: manca una minima politica di formazione istituzionale degli operatori; sarebbe come gettare secchi di acqua gelida sulle voglie di volare alto che hanno i promotori della Conferenza.
Auguri.
Violenza Di Studenti
leggendo la cronaca delle violenze di studenti a scuola mi interrogo..
Una delle caratteristiche più evidenti del mondo in cui viviamo sembra essere la violenza.
Si ha violenza quando si scatena l’aggressività contro qualcosa o qualcuno. L’aggressività diffusa è il risultato della competitività permanente: oggi le persone hanno un accumulo di tensioni che possono diventare distruttive per se stessi e per gli altri. Ci sono meno regole e più opportunità, ogni cosa lascia intendere che l’individuo possa sempre primeggiare non importa con quale mezzo, eventualmente anche tramite la violenza. Il diffondersi delle relazioni aggressive è coerente con quanto detto finora a proposito dell’evoluzione del modello di società in cui viviamo, ma ancora una volta si impone una lettura multipla del fenomeno. In positivo, più gente oggi ha il senso dei propri diritti e della propria autoaffermazione; in negativo, c’è un sacco di violenza, sopraffazione, bullismo.
Testo – Riconoscere L’abuso Ai Minori
Testo – Riconoscere L’abuso Ai Minori
a cura di U. Nizzoli e R. Barozzi, Azienda Sanitaria di Reggio Emilia, Regione Emilia-Romagna, Provincia di Reggio Emilia, Tipolito coop l’Olmo, pp. 94, sip.
L’abuso ai minori è il precursore più frequente nelle storie cliniche di abuso – attenzione al ripetersi dei termini – di sostanze e delle condotte di dipendenza. Questo elemento prognostico non è sempre chiaro nella mente dei decisori né, purtroppo, in quella di molti operatori della sanità o della scuola. Per questo è molto utile il doppio manuale che l’Usl di Reggio Emilia, col contributo della Regione Emilia-Romagna e della Provincia, sempre di Reggio, adesso offre a costoro.
Droga, Come Impiegare Il 26 Giugno?
Ancora un giorno dedicato alla lotta alla droga, ma servirà a qualcosa?
Ci vorrebbe un forte richiamo a non farne uso. Ma qualcuno sentirebbe?
Nonostante la straordinaria quantità di iniziative messe in campo dai servizi, dai Comuni e dalle scuole, i consumi crescono; e tutte le previsioni ci dicono che continueranno a crescere anche nei prossimi anni. Tutti ormai notano che vi è una straordinaria corrispondenza fra i consumi di droghe ed i cosiddetti «nuovi stili di vita» improntati alla smania del successo o all’esaltazione del piacere che pure hanno tanti adepti in tanti strati della popolazione e non certo solo tra gli adolescenti o tra i disagiati. Tutti hanno sotto gli occhi l’incredibile offerta di sostanze che ormai ha le caratteristiche di un moderno supermercato: i grandi sforzi delle forze di polizia ci fanno scoprire centrali dello spaccio, laboratori, depositi di chili e chili e di “roba”. Ma se non ci fosse la domanda, a volte impetuosa di droghe, le strategie di marketing fallirebbero.
Invece la domanda c’è e cresce: questo è il problema .
A proposito di Ordinanze sull’Alcol
C’è ancora qualcuno che si meraviglia dell’enfasi con cui vengono presentate le ordinanze emanate da qualche sindaco per vietare la vendita di alcolici ai minori di 16 anni? Chi lo facesse provi a ricordare le medesime esagerazioni quando furono presentate ricette giuridiche miracolistiche nel contrastare l’uso di droghe. Si accorgerà che il clamore durava lo spazio di una estate e serviva più a fare parlare di sé che a risolvere davvero i problemi. Le ricette giuridiche si rivelano spesso soluzioni fantomatiche: più o meno delle boutade fatte da illusionisti. L’eccezione che conferma la regola consiste nel decreto anti-fumo del ministro Sirchia, anche lui milanese, che però non ha impedito ai fumatori di fumare ma di farlo in un luogo pubblico dove potevano infastidire non-fumatori sempre più irritati perché consapevoli dei rischi del fumo passivo cui erano esposti.
Droga, genitori attenti: una questione di famiglia
Più bassa la soglia di incontro: cruciale il passaggio dalle medie alle superiori
L’intervento di Nizzoli al convegno sulle dipendenze: chi ha un fratello che consuma ha un rischio maggiore degli altri coetanei.
Scarica qui l’Intervista Nizzoli Giornale di Reggio 29.08.09
Riflessioni Sull’abuso Di Internet
Il primo agosto del 2005 rimarrà nella memoria. Finito di lavorare Lee Seung Seop fece un salto all’Internet café. Viveva a Seul in Korea. Cinquanta ore dopo il riparatore di caldaie di 28 anni ebbe un arresto cardiaco. Aveva fatto una baldoria di gioco su Internet senza mai fermarsi né per mangiare nè per dormire.
Il Futuro In Gioco?
Indagine di prevalenza sui comportamenti di gioco d’azzardo in un gruppo di adolescenti
Di Capitanucci Daniela, Smaniotto Roberta, Biganzoli Angela (estratto da Personalità/Dipendenze ed.mucchi editore, pg. 119, Volume 15 fascolo 2 -2009)
La Psicodiagnosi Nei Casi Di Sospetto Abuso Sessuale Ai Minori
(NdR: la pubblicazione di questo lavoro è stata a lungo valutata. L’oggetto sembra non completamente attinente con le aree di interesse di P/D. In realtà l’esatta rilevazione dello stato di chi si dichiara avere subito abuso è attinente, eccome!, con le dipendenze. Il restauro della dignità individuale che può essere operato con un buon ascolto delle vittime di abuso rientra a pieno titolo tra le attività di prevenzione secondaria delle dipendenze, e non solamente, che sono tra gli esiti a distanza più probabili delle storie di abuso; ma anche l’imparare a discriminare tra dichiarazioni attendibili e no è un patrimonio tecnico che sarebbe bene acquisissero tutti gli operatori delle dipendenze troppe volte strumentalizzati da assistiti fraudolenti; ed infine l’imparare a guardare oltre la storia di dipendenza ed allargare lo sguardo alla violenza che può accadere in famiglia o fuori dovrebbe fare parte della pratica quotidiana di ogni servizio per le dipendenze. Tenuto conto di questi elementi ci è parso che l’articolo fosse di grande interesse per P/D. Seguiremo anche in futuro questa linea di studio e di apprendimento)
Leggi tutto: La Psicodiagnosi Nei Casi Di Sospetto Abuso Sessuale Ai Minori
In Memoria Di Claude Olievenstein
Nel pur giovane settore delle dipendenze patologiche si sono depositate generazioni di terapeuti che si ispirano ad approcci tra loro molto differenti. C’è una piccola storia e con essa una sequenza di metodi e di modelli clinici; la parte di professionisti che si avvicinò alle dipendenze nella decade che va dalla fine dei ’70 fino all’ultima parte degli ’80 deve molto a Claude Olievenstein. La lettura e la citazione di suoi lavori era molto frequente.
Per me poi fu qualcosa ancora di più. Per capire perché devo fare un po’ di autobiografia.
In Italia i servizi per le tossicodipendenze erano sorti in maniera non programmata durante gli anni ’70. E’ normale, almeno in Italia, che vi sia una fase in cui le risposte si susseguono spontaneamente sulla base di iniziative personali o locali prima che lo Stato dia indicazioni normative. A volte la fase può prolungarsi a lungo: nulla a volte è più stabile di ciò che è provvisorio.
Amore E Rifiuto In Neuroscenza
Un rifiuto di amore può provocare un profondo senso di perdita ed avere una serie di effetti negativi.
A dircelo è un gruppo di ricercatori guidati da Helen Fisher e che lavorano presso il Dipartimento di Antropologia della Rutgers University di Newark e dei Dipartmenti di Neurologia e Neuroscienze dell’Einstein College oltre che del Dipartimento di Psicologia della State University di New York.
Intervista – Il Malessere Dietro la Corsa al Cibo
Forza di volontà e autostima per impostare una cura
Alcuni tra i massimi studiosi italiani ne hanno parlato di recente nel corso di un incontro multidisciplinare. L’obesità e il metodo di approccio per curarla è la nuova sfida non solo dei Paesi ricchi. Quasi l’altra faccia dell’anoressia quando a forza di volontà richiesta per affrontarla e superarla, l’obesità nasconde in realtà un allerta più grave: è più diffusa. A uno di questi incontri interdisciplinari ha partecipato il dottor Umberto Nizzoli, già responsabile del Sert del l’Ausl reggiana, una vita passata a studiare la devianza e le sue ragioni/conseguenze.
Scarica l’articolo Completo: intervista quotidiano “l’informazione” sui dca a U.Nizzoli
Pagina 6 di 9